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La fotografia ha avuto un lungo periodo in cui il suo essere era latente; ora nell'era digitale ha lasciato tale caratteristica, ma come un ambito parcheggio è stato occupato dai "Photographer".
Un esercito di nascituri, prematuramente separati dall'umiltà di imparare per la foga di mostrare quanto possono insegnare. Ho la percezione che tale moltitudine sia convinta che acquistando una fotocamera, ci sia compresa la partita I.V.A. di Photographer, che come figo foresto acquisisce il diritto esentasse divino e di poter fotograficamente catechizzare chiunque. Non ho mai compreso se tale arroganza sia succube dell'ignoranza o viceversa, di sicuro tra loro non si intralciano. Tutto questo viene poi permesso da una beota cultura, dalla quale come oche da foie gras ci lasciamo intubare per un evidente accumolo modello "I like", preferito oramai al latente sapere. Il cerchio è chiuso, il sapere non è in superficie, ma nel suo essere se ne avverte la presenza, la sua etica essenza, della quale il Photographer avrà mai coscienza. Mi ritengo fortunato di aver partecipato ieri, alla serata finale che concludeva il percorso iniziato a metà febbraio. Eravavamo partiti dal foro stenopeico per evidenziare l'essenza della fotografia e abbiamo concluso con lo stesso sottile raggio di luce che illumina l'amore per la fotografia. Per questo, devo solo ringraziare Giorgio Zuppichin, che ha saputo far emergere nel suo esporre, i valori latenti della fotografia e che ci ha coinvolto emotivamente in un racconto fotografico illuminato dal cuore. Un grazie a Loris Ceolin e Paolo Bello che ci hanno offerto l'esposizione del loro lavoro collettivo (fatto assieme a Francesco Galifi) "2013 IMMAGINI PER PASSIONE", con il quale hanno evidenziato il valore qualitativo che si può raggiungere unendo forze, impegno e passione. Un Grazie A Rudy Parussin per il suo intervento nel merito della scelta dei prodotti fotografici, perchè ha saputo indicare qual'è la filosofia che porta ad una buona scelta dell'attrezzatura. Per ultimo un ringraziamento a tutti i partecipanti che hanno sicuramente messo da parte altri impegni per potere affrontare questo percorso che richiedeva molta dedizione, riuscendo così nell'intento di evidenziare quanto la fotografia sia capace di evolvere un pensiero oltre all'immagine stessa. P.S. Un ringraziamento a Loris Brugnerotto che anche se non ci ha dato una sicurezza che Dio esiste, ci ha portato a conoscenza che a Caorle qualcuna sa fare biscotti da Dio. Per quanto mi concerne sono stato contento di aver fatto questo corso e se ricapiterà l'occasione sarà probabile che ci parteciperò nuovamente :-) Un sentito grazie a tutti.
A differenza di un video, che ci permette di attenuare l'impatto avendo diverse caratteristiche ricettive (video - audio) in cui la mente può mimetizzare le sue paure, diversificando la sua attenzione nelle continue variabili compositive, il fermo immagine fotografico ci pone davanti insistentemente la crudezza dell'accaduto e questa sua caratteristica di apparente staticità, ci obbliga cercare una spiegazione che non è voluta, ma è dovuta per una autodifesa alla vista della morte ed in questo caso ancora più esaltata perché violenta. Quindi, seppure soggettivamente, la maggiore crudezza della fotografia non è solo per quanto mostra, ma è per come pone l'accaduto al nostro modo di pensare, in quanto il suo essere obbliga la nostra mente ad affrontare tematiche a cui non può dare complete risposte.
Qualche giorno fa, veniva condiviso sulla mia pagina facebook un articolo apparso su Life Force Magazine. Era un reportage di un fotografo e uomo eccezionale: Giles Duley, il quale durante il suo documentare le strazianti eredità della guerra in Afghanistan, ne è stato lui stesso vittima. Poco dopo, questo post lasciava spazio a qualcosa di nuovo e ancora dopo scompariva, schiacciato dalla catasta comunicativa, coperto per lo più dall' immondizia del momento, come la foto di un drink o di uno strano rigolo lasciato da una pisciata di cane. Mi fa fatica sopportarlo, ...lo capisco, ma faccio fatica lo stesso. Lo tolgo dalla catasta, lo metto in questo spazio dedicato al niente di più che sia il capire, nella speranza di poterlo anche ricordare. http://www.lifeforcemagazine.com/index_21.htm Di seguito il link video, dove Giles Duley racconta il suo percorso di vita, dove per primo l'uomo ha scelto di fare il fotografo e poi il fotografo ha scelto di essere uomo. http://www.ted.com/talks/giles_duley_when_a_reporter_becomes_the_story.html (con possibilità di sottotitoli in italiano). In questi giorni, in vari giornali e quotidiani, appariva questa immagine. E' la vincitrice del World Press Photo 2012, scattata da Paul Hansen. L'immagine mostra un gruppo di uomini che trasportano i corpi di due bambini morti attraverso una strada a Gaza City. Essi sono stati portati in un moschea per la cerimonia di sepoltura. Suhaib Hijazi e suo fratello Muhammad sono stati uccisi quando la loro casa è stata distrutta da un attacco missilistico israeliano. La foto è stata fatta il 20 novembre 2012 a Gaza, nei territori palestinesi. Le varie pubblicazioni non spiegavano l'accaduto, ma quanto fosse stata eventualmente ritoccata la foto e se tale livello di intervento fosse consono per la foto vincitrice. Non mi soffermo sulle idiozie scritte in tal senso, vorrei porre invece il quesito se questa tipologia di foto possa partecipare ad un concorso a premi, che pure importante sia, elargisce denaro e pubblicità a chi vi partecipa. Credo che il Sanremo internazionale della fotografia qual'è diventato il WPP, dovrebbe rivedere le sue regole etiche, affinchè altri Suhaib e Muhammad non siano anche vittime innocenti della mercificazione dell'editoria fotografica. A volte le parole possono far vedere, a volte alcune immagini si fanno ascoltare. Ho avuto modo di "leggere" il libro fotografico " VENEZIA Circumnavigazioni e derive" di Roberto Salbitani e solo apparentemente è un libro fotografico senza parole, queste appaiono allor quando ci si presenta soli davanti alle immagini, lasciando fuori da noi stessi quello che siamo per gli altri. E' un libro difficile, come lo è identificare con delle immagini il proprio vissuto. L'autore prende spunto da Venezia per riflettere similitudini e contraddizioni generate da questo luogo per convogliarle e conformarle alla sua personalità; è una presa coscienza e conseguentemente una ripresa di uno stato d'animo. Le immagini sono in un campo cerchiato, una forma che pure focalizzandolo, suggerisce l'instabilità e l'evoluzione del pensiero più certo. E' un confine senza i consueti riferimenti, che lascia a quanto visualizzato il volere andare oltre ed il suo potere ritornare. "VENEZIA Circumnavigazione e derive" è un libro dove il testo è latente come i sali d'argento che insieme all'autore lo hanno generato ed ognuno di noi nella propria sensibilità saprà interpretare, consci comunque che al girare della pagina quanto percepito sarà già cambiato. Pagina Evento Ho partecipato alla tavola rotonda sul tema "quale nudo per l'arte", analisi conclusiva dell'esposizione collettiva tenutasi a Gorizia "RE, REGINA NUDI". Questo post vuole soffermarsi sul proficuo percorso che hanno saputo fare gli organizzatori della stessa (www.associazioneacquamarina.org), alla quale hanno saputo aggiungere oltre alla qualità delle opere esposte, anche la concrettizzazione del concetto per cui era stata organizzata. I vari relatori, hanno espresso nel tema in essere, concetti derivanti dalle proprie esperienze che sicuramente ritornano utili a chi vuole affrontare il nudo come espressione della propria comunicazione visiva. Il riassunto di quanto espresso è stato riportato da Claude Andreini nella sua attenta relazione di finissage dell'evento e a questa rimando chiunque voglia aggiungere alla sua comprensione del tema, concetti e considerazioni da condividere ed ulteriormente da approfondire. http://www.imagetif.net/re-regina--nudi.html "Dalì Atomicus" - Philippe Halsman Salvador Dalì: "L'unica differenza tra me e un matto, è che io non sono matto". Apparentemente solo una buona battuta, ma espandendo la geniale sintesi troviamo uno dei primi concetti per aumentare la creatività, ovvero porsi in condizioni meno logiche e stereotipate verso quanto assorbiamo nelle offerte proposte dai vari fattori quotidiani. La nostra naturale apatia fa si che qualsiasi stimolo esterno venga razionalmente catalogato per quanto già conosciuto, attraverso personali filtri che tendenzialmente escludono il nuovo. Tali filtri non sono altro che dettami sociali, di dovuto comportamento e di conseguenza diventano il proprio modo limitato di vedere e di pensare. La regola, per uscire dalle regole già scritte, è di inibire tali filtri, in modo che avvenimenti e cose ci sorprendano maggiormente, cogliendone per questo i lati mai apprezzati ed instaurando con questi un collegamento più diretto e coinvolgente, senza che i freni sociali possano rallentarne l'impatto emotivo ed incanalare il nostro pensiero in strade sicure, ma oramai già percorse. E' quindi, una leggera follia che ci serve, per percorrere nuove vie, uniche e mai viste, per vedere le stesse cose diversamente da un punto diverso della nostra mente, affichè quanto pensato sia effettivamente personale, originale e di conseguenza ....creativo. SEGUE DA POST PRECEDENTE "Cara "Veneto Banca", ti scrivo.." Spett.le? Veneto Banca, vi ringrazio della risposta (link alla risposta), ma per quanto appreso, non avrò occasione di ripetermi. Passo direttamente alla vostra, che anche se scritta con diplomazia, ricalca la povertà etica con cui è stato steso il regolamento del vostro concorso fotografico "Magic Mirror", palesemente in contraddizione con i principi di tutela del diritto d'autore. A vostra giustificazione mi fate notare che tale concorso non è indirizzato ai professionisti, ma proprio per questo, avreste dovuto tutelare maggiormente chi non può essere a conoscenza dei suoi fondamentali diritti e non viceversa. Per quanto riguarda la vostra intenzione di "provocare stimoli", è mia sensazione che vi siate concentrati maggiormente sulla prima parte della lodevole iniziativa. Faccio inoltre notare che per Il fatto di sostenere opere di solidarietà e quant'altro, non dà poi il diritto arbitrario di defraudare. Accolgo invece la vostra "buona fede" di non aver mai pensato di voler lucrare sulle fotografie altrui, ma nel regolamento avete scritto esattamente il contrario e invidio la vostra estrosa capacità di pensare a qualcosa e riuscire a scrivere diversamente. Concludo, deludendo la vostra speranza che quanto comunicatomi mi sia stato esaustivo e se proprio volete coltivare e far crescere la cultura nel campo fotografico, evitate di seminare solo ipocrisia e pretendere poi di raccogliere fruttuosi consensi. P.s. Vi inoltro il link a questo post, senza una risposta via mail, ma in seguito vi verrà fatta la richiesta ufficiale di avere i nominativi della giuria di valutazione per sincerarmi che siano a conoscenza di quanto imposto nel vosto regolamento di partecipazione. Saluti
Di seguito l'estratto parziale della domanda di partecipazione in riferimento alla dichiarazione liberatoria di rilascio dell’autorizzazione all’uso delle fotografie per il concorso denominato "Magic Mirror":
Il sottoscritto, tramite la partecipazione, dichiara di essere personalmente responsabile della scelta del soggetto rappresentato e di essere titolare di tutti i diritti sugli originali delle fotografie (opera candidata) e cede a titolo gratuito, senza nulla pretendere ad alcun titolo, ragione e/o diritto, tutti i diritti di immagine, di proprietà intellettuale, d’uso, di sfruttamento e ogni altro diritto connesso alle fotografie costituenti l’opera candidata alla società promotrice, la quale si riserva il diritto di utilizzarle, per fini commerciali, pubblicitari e di marketing consentiti dalla legge, senza dover riconoscere alcun compenso al partecipante. La suddetta cessione a titolo gratuito riguarda anche i suddetti diritti di tutte le altre persone eventualmente coinvolte. A tal proposito, il sottoscritto dichiara di essere in possesso del consenso al trattamento dei dati personali e dell’autorizzazione all’utilizzo dell’immagine da parte di tutte le persone che dovessero eventualmente apparire nelle fotografie. Il sottoscritto dichiara di essere a conoscenza del Regolamento e, altresì, garantisce che le fotografie rispettano i requisiti descritti all’interno dell’apposita informativa presente sul sito e che l’opera sia originale e non violi diritti di terzi, personali e/o patrimoniali, diritti d’autore, di proprietà intellettuale ed industriale, manlevando in ogni caso la società promotrice da qualunque responsabilità. CONCLUSIONE: E' lodevole che ti preoccupi che l'opera non violi i diritti di terzi o di autore, ma potresti fare anche tu altrettanto. Carissima, da sempre confondi i valori con i soldi, l'interesse con i tuoi interessi, l'etica con la tua estetica e posso intuire che per qualsiasi bocconiano incravattato sia difficile comprendere che la fotografia sia solo scrittura di luce e non una oscura scrittura contrattuale. |
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Ottobre 2014
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