| Una considerazione sulla fotografia, che parte da questo reportage di Navesh Chitrakar dell'agenzia Reuters, dove si racconta la cattura e l'uccisione di un leopardo a Katmandu. L'animale era stato artefice di alcuni ferimenti di persone, portando panico nella città, la quale reagisce organizzando un piano per la sua cattura. Le fotografie sono tratte da Repubblica.it, dove il commento evidenzia la violenza innescata dallo scontro con l'altra, ma non è nostra intenzione soffermarci su questa dovuta analisi didascalica, in quanto pari commento avrebbe validità anche in caso di una sequenza animata. |
A differenza di un video, che ci permette di attenuare l'impatto avendo diverse caratteristiche ricettive (video - audio) in cui la mente può mimetizzare le sue paure, diversificando la sua attenzione nelle continue variabili compositive, il fermo immagine fotografico ci pone davanti insistentemente la crudezza dell'accaduto e questa sua caratteristica di apparente staticità, ci obbliga cercare una spiegazione che non è voluta, ma è dovuta per una autodifesa alla vista della morte ed in questo caso ancora più esaltata perché violenta. Quindi, seppure soggettivamente, la maggiore crudezza della fotografia non è solo per quanto mostra, ma è per come pone l'accaduto al nostro modo di pensare, in quanto il suo essere obbliga la nostra mente ad affrontare tematiche a cui non può dare complete risposte.