Si è cercato sempre di fare un distinguo tra bella e buona immagine...... E' ovvio che i due valori possono convivere, anche se nella loro lettura, spesso si confondono. Questo accade quando si attribuisce alla fotografia un valore che è proprio del fotografato e quindi non a lei appartenente. Per questo concetto è più facile fare una buona fotografia fotografando qualcosa di brutto o comunque di poco estetico, non dovendo aggiungere la parte giustificativa che discrimini l'estetica del fotografato con quanto invece si vuole comunicare.
Per tale ragione qualsiasi fotografia affinchè possa essere definita "bella" in modo esente dal fotografato, deve assumere una comunicabilità che unisca vari fattori, che il fotografo Henri Cartier Bresson aveva racchiuso in una sua celebre frase, la quale definiva la fotografia un istante in cui l'occhio, la mente e il cuore sono sulla stessa linea di mira. Tale concetto può essere così interpretato: l'occhio è il recettore dell'estetica che trasferita alla mente, aggiunge con la sua analisi la comunicazione di quanto sta accadendo. Simultaneamente, il cuore aggiunge il pathos, cioè il valore della coscienza per l'accaduto. E' essenziale che questo accada simultaneamente e si unisca in quell'unico istante, altrimenti risulta che l'etetica percepita sia fine a se stessa e questo vale anche per l'analisi della ripresa che se rimane indipendente dal pathos, porta solo ad una fredda registrazione documentativa . Credo che in questo si racchiuda la bellezza di una fotografia, indipendentemente dal fotografato.
0 Comments
Leave a Reply. |
Archivio
Ottobre 2014
Categorie |